Associazione Costiera di Calafuria Livorno

Dal sito de “iltirreno.it”

I due corallari livornesi: «Quei fondali vanno tutelati ma una legge come in Sardegna ci farebbe morire»

di Giulio Corsi

LIVORNO. «E’ vero, i fondali di Calafuria rischiano di subire un danno enorme». Enrico e Davide Bencini di professione fanno i corallari. E’ il loro stesso cognome che a Livorno fa rima con corallo. Da generazioni. Il padre è stato uno dei pescatori storici di gorgonie. Loro vivono grazie alla vita che c’è in fondo al mare. D’inverno a caccia di molluschi, d’estate del leggendario fiore di sangue. Trenta, quaranta, cinquanta metri sott’acqua, ogni giorno dell’anno ore e ore passate là dove i suoni, i movimenti, i colori assumono dimensioni quasi oniriche. Una vita dentro un documentario di Piero Angela. Da giorni anche loro stanno vivendo il subbuglio che si è scatenato sul web (e sulle banchine) per l’arrivo dei due colleghi sardi che hanno iniziato a setacciare i fondali che da Calafuria portano a Quercianella. E da giorni anche loro stanno cercando di capire: qual è la strada giusta per affrontare il problema? Perché la pesca, in primis quella del corallo, è la loro vita, è il loro pane. E quella ricchezza che è sott’acqua non può diventare inaccessibile ma non può neanche essere depredata in pochi mesi. E allora?

E allora gli unici due pescatori livornesi che di professione vanno ancora a caccia di corallo rivendendolo sul mercato di Torre del Greco come tutti i corallari d’Italia, provano a indicare la strada alla nuova normativa, ora che il dibattito si è aperto e la Regione prenderà in mano il fascicolo per cambiare le regole, come sperano le associazioni di Calafuria: «Limitiamo la pesca nella zona del Romito per tutelare una ricchezza unica della nostra costa, ma evitiamo di fare come in Sardegna. Perché dare l’autorizzazione alla pesca del corallo solo per profondità maggiori di ottanta metri significa mandare a morire chi fa questa professione». E per morire, nelle parole di Bencini & Bencini, non c’è la fine di un’attività ma l’immagine col teschio che campeggia dove c’è il vero e proprio pericolo di morte. «Gli ottanta metri di profondità minima sono una follia – spiegano -. Significa immergersi utilizzando le miscele e sapete quali conseguenze porta un’embolia avuta usando le miscele? Micidiali. In Sardegna, dove si scendeva a quelle profondità già prima delle legge, negli ultimi tre decenni ci sono stati 40 morti con corpi mai più ritrovati, all’Isola d’Elba ce ne sono stati 10. E’ una legge fatta per uccidere le persone e non è un caso che i pescatori sardi cerchino di lavorare altrove».

Il loro arrivo a Livorno non ha toccato gli affari dei Bencini. «Noi d’inverno ci dedichiamo ai frutti di mare. Sapete come dicono a Napoli? “Il corallo si fa con la paglietta”. Significa che si fa col cappello di paglia in testa quando si è in barca, cioè col caldo. Ecco perché noi lo peschiamo solo d’estate». Al di là della stagione però la pesca al Romito o è dannosa per i fondali o non lo è: «Per noi lo è e infatti la facciamo altrove. Andiamo fuori zona, talvolta anche fuori regione». Solo per rispetto dei fondali? «Sicuramente quello è un motivo. L’altro è che davanti alla nostra scogliera non ci sono dimensioni di gorgonie che facciano gola al mercato».

La soluzione giusta secondo i corallari livornesi è una legge che limiti la pesca davanti al Romito ma che limiti anche le immersioni. «Se vogliamo tutelare il corallo rosso di Livorno proibiamo anche le immersioni dei sub. Le ancore lanciate dalle barche dei diving creano danni e i sub che si tuffano da terra, senza nessun controllo, senza nessuna garanzia di ciò che faranno sott’acqua, sono liberissimi di fare quel che vogliono. Se ci sarà una nuova normativa regionale a nostro avviso dovrebbe andare in questo senso: una limitazione per la pesca del corallo a 40 metri, che tuteli i fondali livornesi dove il corallo si trova a profondità minori, e allo stesso tempo che non costringa i pescatori professionisti all’utilizzo di pericolose miscele e a raggiungere abissi pericolosi. Il tutto però abbinato a un divieto anche nei confronti delle migliaia di sub che senza controlli bazzicano quello stesso ambiente sottomarino».

 

19 marzo 2012